venerdì 15 aprile 2016

Maratona di Roma, colori e suoni.





A distanza di qualche giorno riaffiorano alla mente le immagini e i suoni della maratona di Roma appena trascorsa. Correre con accanto altre migliaia di persone ti avvolge e ti stordisce,ti concentri su te stesso ma non puoi fare a meno , allo stesso tempo, di viverti le tue 5 oe di corsa assieme a questa pozza infinita di colori e suoni.

A partire dal ritrovo , dove vedi gente in mutande e sacchetti di plastica addosso che cammina impazzita verso ogni angolo diverso, ognuno in cerca di qualcun'altro che non troverà mai.

E poi la discesa verso l'ingresso dei Fori Imperiali attraverso l'arco di Tito, migliaia di colori delle canotte di tutte le società e poi le voci di tutte le lingue del mondo, ma l'elemento di novità degli ultimi periodi è lo smartphone, il selfie, la taggata, la smartofonata dell'ultimo secondo.

La coda ai bagni, l'esistenza non può andare oltre se non si passa da qui, dalle facce schifate delle persone in fila, dal guardare i piedi di tutti nell'attesa di entrare in quella casetta di plastica. Quelli che corrono verso la partenza e rasentando i bagni chimici si prendono le sportellate da chi esce e poi quelli che si turano il naso con la carta igienica e quelli che escono quasi svenuti.

E poi ti ritrovi sul selciato secolare davanti al Colosseo e cammini sopra a quintali di magliette e felpe, vorresti fermarti a prenderle tutte, provengono da tutto il mondo, da gare mitiche ed ora chissà in quali cassetti sono riposte. L?attesa del via è un continuo ondeggiare di teste verso l'alto per scorgere l'elicottero, verso il compagno di gara che ti scompare in soli due metri.

Il frastuono della musica e tu che vorresti partire subito, levarti da lì e scendere sparato sui Fori Imperiali, verso Piazza Venezia, come se vorresti sbrigarti a levarti da lì. I passetti brevi per arrivare alla start line mentre vedi un fiume già allungato verso la Macchina da Scrivere del Vittoriano metre le mani salutano le telecamere, i fotografi i selfie dei selfie, adrenalina assoluta in quei momenti, gli ultimi gestiti, i primi di una lunga agonia .

Scavalchi e sorpassi, ti stringono e allarghi le braccia, i palloncini dei pacer in faccia, il controllo esasperato delle tue sensazioni, corri in avanti in cerca di uno spazio vitale che non avrai mai.
Ti guardi attorno , una Roma che conosci a menadito ma che sempre ti sorprende, il ponte nuovo alla Garbatella ti fa sentire in Europa, in un altro contesto, ma poi San Paolo ti riporta alla Roma di sempre.

Arrivano i ristori, asfalto che luccica di bicchieri e spugne, file di mani protese e tanfo di sudore da farti passare la voglia di ristorarti, arraffi tutto dall'acqua ai sali, dalle arance alle banane, inghiotti e mandi giù aria, sembra che sia l'ultima volta di tutto.

I continui richiami di amici che ti strillano nelle orecchie i nomi dei loro amici, che ti cagano il cazzo con quella continua chiacchiera come se loro non stessero faticando, come se stessero lì soltanto per farti soffrire ancora di più.

Arrivano i cartelli dei km, non li vedi, li vedi ma non ci credi, controlli il tuo garmin, combacia, non combacia, quale ritmo stai facendo? Sei sicuro? Dajeeee siamo alla mezza!!!!

Finisce la benzina, le certezze , entri nel purgatorio del tevere lato destro a salire, ti trovi al Flaminio, giri come un criceto in questo quartiere olimpico ed anonimo, la salita per Villa Glori ti unisce, ti affianchi a tutti gli altri e come una livella ci si accomuna in questo calvario che ancora non si scorge.

Iniziano i crampi per tutti, come fossero distribuiti da apette da streetfood lungo la via e vedi piccoli automi che si bloccano di colpo , dal niente, come paralizzati all'improvviso. Gente a tifare poca, ci si aiuta tra di noi , passa Luca sulla carrozzina e partono applausi , passa il cartello dei 30 e si ritorna verso il centro, è quasi fatta!

Il palazzo crollato sul lungotevere, occhi in alto e rabbia in corpo per questo paese che perde pezzi proprio come te che stai strisciando su questa strada piena di buche sempre più attraversata da turisti che vanno di traverso, sempre di traverso e mai al tuo fianco.

Il tunnel sotto al tevere, gli strilli liberatori e gli applausi che arrivano da sopra e poi ecco i sampietrini del centro, folla tanta , folla che ha fame,  folla che ha la sua maratona turistica da compiere.

Piazza Navona e tu strilli a quelli seduti ai tavolini, non capiscono che vuoi da loro e mentre dicono qualcosa tu stai già oltre, in cerca di un vicolo per ricamminare,

Altri ristori, altri amici da salutare e ti emozioni passando dalla tua Piazza del Popolo, dove 25 anni fa hai iniziato la tua vita romana , e poi quella pippa di Mastelloni che ti bestemmia dietro ma ormai sei a Piazza di Spagna che neanche guardi, neanche senti perchè ormai sei ai fori, ai tuoi 42.195.

Imbocchi il tunnel e via con altri strilli, ormai di disperazione, esci e ti levi la maglietta e resti in canotta, finalmente ecco Roberta, ci siamo , è fatta, piazza Venezia da circumnavigare ed eccoci arrivati, facile facile, altrochè.

Colori di medaglie e di gente stesa per terra, gambe stanche e volti da eterni viaggiatori in sosta , pronti per la prossima stazione.

Chiudi gli occhi e vedi al buio tutto questo, senti il casino della folla attorno a te, ci credi o non ci credi ma oggi sei stato maratoneta anche tu.

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