giovedì 1 settembre 2016

Il terremoto di Amatrice ed un silenzio che non c'è.



Come si fa a parlare di corsa in giornate come queste, dove il dolore per tutte queste vittime del terremoto, riempie pagine e pagine di giornali e ore di tv ma sopratutto i nostri cuori.E' sempre un'Italia precaria la nostra, tutto qui da noi ha un senso di instabile, oggi c'è e domani non si sa.

Siamo un popolo che continua a tirare a campare, a non dare fondamenta più forti al nostro territorio, alle nostre case e alle nostre vite. C'è la cultura dello "spendere meno", dello sperare che mai e niente accada. Purtroppo non è così e una parte della nostra crescita civile sarebbe anche quella della consapevolezza di vivere sempre senza paracadute.

Siamo bravi nel momento del bisogno, sia operativamente con la Protezione Civile e sia nella solidarietà con il tempestivo invio di soldi e ogni genere di conforto. Siamo cattivi nel dimenticare subito tutto questo e nel continuare a sperare nell'italico stellone fino alla prossima tragedia.

Speriamo di crescere dopo questa esperienza e speriamo pure di levarci di torno tutte queste persone tristi che popola il web e scaricano veleno su tutto. SI appigliano a mezze frasi, a bufale inventate apposta per vedere quanto circola la notizia in rete, copiano e incollano tutto senza manco leggere.

Un qualunquismo dannoso e senza senso, un livore mai visto, un giustificare tutto dando la colpa ai politici. A persone che magari manco esistono e sono inventate da cinici che creano bufale per ogni situazione.

Apriamo gli occhi e informiamoci meglio, tv e carta stampata hanno ancora un valore, anche se a volte eccede ma riporta sempre nel modo migliore le notizie. Cresciamo come popolo, parliamo se siamo informati, sennò stiamo zitti.

Un abbraccio agli amici colpiti.