giovedì 21 gennaio 2016

Groviglio.



Come una matassa di fili elettrici, un ammasso di cavi del computer,  tivù e  decoder, cioè di tutti quei cavi che si nascondono, come serpenti tra le rocce, tra il muro e la scrivania o il mobile della zona multimediale di casa.




Come le borse delle donne che quando ci mettono le mani dentro fuoriesce tutto insieme il contenuto delle piccole cose lì dentro custodite. Dal rossetto alle chiavi della macchina, dal fermacapelli al cellulare, no quello è già in mano, anzi si rovista nella borsa con una mano sola perché l'altra è impegnata a tenere il cellulare. Dal sacchetto ripiegato tipo origami per fare la spesa in qualunque momento, alle varie pastiglie per le varie mutevolezze che solo le donne sanno.

Come la cassetta degli attrezzi che tutti i bravi uomini di casa tengono nel ripostiglio o nel garage, dove tutto viene messo lì a casaccio e quando prendi la chiave inglese del dodici e tiri su la mano ti viene appresso tutto un ammasso di chiavi, di chiodi, di lime , tenaglie e cose varie.

Come quando apri il frigo e cerchi una cosa sola e quella cosa sola sta proprio sotto a tutto il resto e tu cerchi di tirarla fuori ma mezzo frigorifero gli va appresso, incollata tra le plastiche unte che ricoprono i cibi e sicuramente qualcuna di queste casca in terra.

Come quando prepari una bella ricetta e metti tutti gli ingredienti davanti a te sul lavello e poi tutti gli utensili che ti servono e mentre sposti una padella spingi mezza cucina e tutto traborda e il suono ferroso ti fa sembrare che tutto cascherà e sarà per sempre.

Come queste e tante altre situazioni così, sto tirando fuori dalle mie esperienze, dalle mie conoscenze, dai miei ricordi, la preparazione per correre la Maratona di Roma. Da tutti questi grovigli di sensazioni passate, di ricordi che affiorano di quando preparavo la 42 km, da tutti questi gomitoli aggrovigliati sto tirando i fili principali per trovare il capo della matassa.

Ci lavoro con calma, senza tirare giù tabelle, tempi , recuperi, modalità varie, gare da dover fare, ma guardo con un occhio distaccato a tutto questo che dovrò fare nei tre mesi che mancano. Ogni volta che preparo tabelle, che scendo nei particolari,succede sempre qualcosa che interrompe la catena virtuosa, da un malanno ad un contrattempo . E la tabella va a farsi benedire e la programmazione salta.

E allora mi gusto questo ritrovare giorno per giorno quella lentezza che poi sarà mia per i 42 km, quel pensare al singolo allenamento incastonandolo nella scheletratura del precedente e con un minimo di pensiero per quello successivo. So che devo dare gradualità al chilometraggio settimanale e pure al lunghissimo bisettimanale, sono ormai entrato in modalità maratoneta ma con una maturità diversa rispetto al passato.

Ieri ho corso 12 km con in mezzo delle variazioni di 500 m con recupero della stessa distanza, la bellezza in tutto ciò è stata la capacità di proseguire dopo la sezione delle variazioni con altri km di corsa lenta. Il principio del maratoneta è soltanto questo, correre e poi correre e ancora correre.
Il segreto sta nel variare la corsa ma sempre in corsa, di corsa senza interruzioni, altre idee escono dalla matassa mentre vanno avanti gli allenamenti ma le si tengono lì davanti e non si mettono per iscritto, non si programmano.

Arriveranno i lunghissimi collinari e poi quelli in pianura , arriveranno le ripetute lunghe e le gambe di piombo, arriverà pure quella start line e da quel momento la matassa si sbroglierà del tutto e solo allora saprò se i fili che ho tirato saranno quelli giusti.

Buona corsa, amici miei.

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