lunedì 1 febbraio 2016

Corsa di Miguel.


Va bene, fai pure il figo, ormai sei un maratoneta , il pettorale ti è stato assegnato e ora ti senti dentro la parte, dentro il personaggio che dovrà affrontare i 42 km e spicci. Non puoi più tirarti indietro e venerdì prossimo dovrai affrontare 26 km di lungo per rispettare la tabella.

Ma intanto che fai? Non corri la Miguel tanto per far girare le gambe e per rimanere nel giro di tutti questi amici in mutande della domenica? E allora mi iscrivo fuori tempo e mi becco un bel pettorale da seconda linea a quota 2806. L'anno scorso la corsi in 42.50 e quindi avrei meritato una fascia di rispetto,non fa niente, il Maratoneta parte dalle retrovie e poi esce fuori alla distanza.



Il solito matto che vuole allargare la vista sul Tevere fa crollare mezzo palazzo e così lungotevere Flaminio è inagibile e gli organizzatori si inventano uno zig zag dentro al Foro Italico. Così tanti approfittano e tagliano e fanno la Corsa di Figaro, taglia di qua e taglia di là.

 Parto a 4'45 e piano piano scendo fino a correre intorno ai 4'30, le gambe reggono e mi godo lo spettacolo di questo meraviglioso serpentone umano, è una ininterrotta fila di gente che corre con migliaia di colori, di divise di società e di magliette ufficiali della gara.


Ponte Milvio slucchettato ci accoglie umido e sonnacchioso, ci ravviviamo per i fotografi ma nel gruppo non si parla, si spinge e si fatica. Io manco alzo le braccia, il Maratoneta sa che ogni gesto deve essere calibrato e indirizzato al minimo risparmio di energie inutili.


Si entra nello Stadio Olimpico, la gente impazzisce, mica i tifosi, di quelli manco l'ombra , impazziscono i podisti che hanno fatto 9km e 300 metri con il cellulare per farsi una foto dentro allo stadio. Italica calciofila prestata alla corsa, gente da poltrona, fettuccine e vino rosso.

Taglio il traguardo e proseguo fuori , esco dall'olimpico ed entro nello stadio dei marmi, quello stadio che nel 1983 mi fece sentire un campione, mi accolse per la finale nazionale dei giochi della gioventù . Quello stadio che qualche mese fa mi ha fatto stare vicino al mio Boss, Bruce Spingsteen il mio mito da italico esterofilo, d'oltreoceano idolatratore.

Born to run l'ha scritta lui mica Francesco Totti.

1 commento:

Francesco ha detto...

bravissimo Gian, hai descritto una gran pagina di running