martedì 24 aprile 2018

Studia ragazzo studia.





Questa volta mi giro ed Oscar non c'è nel raggio del mio sprint finale, è rimasto indietro a duettare con Franco e ci lascerà il ginocchio su questo tartan che lo vede perdente per due volte in sette giorni. Spero che non sia nulla di grave e che con un po' di riposo il ragazzo recuperi l'infortunio e torni in pista, no in pista è meglio di no, diciamo su strada che è meglio.
La passata domenica la carovana orange con altri 500 atleti si è spostata alla Cecchignola, nella città militare, per un 10000 dentro alle varie caserme che compongono questa vera e propria cittadina dentro Roma. Ho corso parecchi chilometri al fianco del Presidente Fausto e verso la fine l'ho lasciato allungare, anche perchè se si fosse trovato a tiro all'arrivo lo avrei battuto nello sprint.

Mentre correvamo si guardava attorno e ricercava nella memoria la caserma dove ha fatto il militare nell'82 e si è commosso quando l'ha trovata.
Lo stesso è successo a me perchè in quelle caserme mio padre nei primi anni '50 faceva il sergente maggiore e l'istruttore automobilistico. Mi raccontava sempre di quegli anni per lui meravigliosi a Roma, di tutti i più belli angoli della città ed il mio grande rimpianto è quello di non averlo fatto tornare in questi posti quando mi sono trasferito a Roma. Mi sono commosso nel pensarlo mentre girava coi camion in quelle strade, in chissà quale campata dormiva, in chissà quale angolo scriveva lettere per mia madre.
Mio padre che mi diceva sempre:"Studia ragazzo, studia". Ed io gli ho dato retta finchè ho potuto e dopo ho ceduto il passo al lavoro ma mi sono sempre lasciato la curiosità di imparare qualcosa. 

Anche nello sport, in questo eterno amore con la corsa ho anche cercato di saperne sempre di più, in tutti i campi; dalle metodiche d'allenamento, alla fisiologia, al management e all'organizzazione di una società ed eventi.
E così il giorno prima, sempre col mitico Oscar, ho partecipato alla Scuola dello Sport del Coni ad un seminario sulla finanziaria 2018 e sul Registro del Coni. Nei viali del Centro "Giulio Onesti" dell'Acquacetosa ho respirato aria di sport, di olimpiadi, di grandi campioni.







Questo Seminario è il seguito di un Corso per Dirigenti Sportivi a cui abbiamo partecipato sempre io ed Oscar a Novembre. Un'interessante panoramica di otto lezioni sul mondo del Dirigente sportivo con l'approfondimento su tematiche che andavano dalla tutela sanitaria agli impianti sportivi e altro.
Insomma, il ragazzo continua a studiare e magari un giorno si farà apprezzare, chissà.


PS: La gara è andata bene, ho chiuso i 10 chilometri sotto i 51 minuti come volevo. I dolori ai quadricipiti stanno sparendo ed ho corso sempre in spinta.
Domani ci vdiamo alle Ville di Frascati, spero in tanti, per apprezzare la città dove vivo ed i suoi meravigliosi e panoramici percorsi tra Ville settecentesche.
Buona strada a tutti.

venerdì 20 aprile 2018

Ripetuta juvant







E' passato ormai un mese da quando ho ricominciato a correre con una certa continuità, da quando ho vinto la stanchezza per la glicemia alta ed ho ricominciato con quei 3 chilometri di sofferenza che ti riportano nel mondo dei runner.
Ogni volta ricominciare è sempre dura, i dolori iniziali il più delle volte ti fanno desistere dal continuare e vorresti pure ricorrere già con tempi del passato che al momento non ti puoi più permettere.
In questa ennesima ripartenza ho utilizzato dei mezzi diversi per evitare il meno possibile questi ostacoli. Son tornato a giocare a calcetto per qualche partita in modo da far lavorare subito i muscoli e riacquistare un minimo di brillantezza per stare sulle gambe. E poi il calcio lascia tanti dolori alle gambe, soprattutto se non sei allenato, che poi, quando corri, ti senti quasi sollevato dalla differenza di fatica.
Ho sempre seguito con interesse le metodiche di Orlando Pizzolato ed ho ripreso un suo allenamento svolto con variazioni semplici sui 100 metri con recupero sulla stessa distanza. Non avendo grande tenuta, pur riuscendo in sole 2 settimane a correre bene 10 chilometri, ho studiato un metodo che ho chiamato "ripetuta nella ripetuta".
Ho cercato, cioè, di frazionare l'allenamento in ripetute sui 1000 con al loro interno delle altre variazioni. In pratica ho corso, ad esempio, 3 volte i 1000 con 2'30 di recupero con al loro interno 5 volte 100 metri veloci e 5 volte 100 metri più lenti. Dividendoli in questo modo ho potuto migliorare sia la potenza aerobica coi 1000, che la forza e la velocità con i 100 metri veloci.
Ho fatto altrettanto coi 1000 suddivisi in 200 metri, quindi all'interno dei 1000 ho svolto 3 volte i 200 in allungo e 2 volte i 200 in recupero.
In poco tempo ho svolto i 1000 divisi in 100 metri a 4'35 circa, mentre coi 200 sono salito intorno ai 4'40.
Ho fatto pure dei 1000 alternando i due sistemi e cioè un 1000 coi 100 ed uno coi 200.
Non l'ho ancora fatto ma vorrei fare anche dei 1000 divisi in 400 svelto, 200 di recupero e poi altro 400 svelto.
Ho trovato grande giovamento da questa metodica e in settimana mi sono cimentato sui 1000 veri e propri ed ho avuto la grande soddisfazione di correrli tra i 4'29 del primo al 4'15 del quarto ed ultimo.
Ogni primo 500 è stato fatto in 2'10, segno che il ritmo di 4'20 è quello giusto per la preparazione del momento.
Per sfizio un giorno ho corso pure un 500 in 1'45 e vediamo col tempo quanto margine ho ancora di miglioramento.
Racconto queste cose perché quando ci si rimette in strada si riaprono tutti quei meccanismi del runner che passa le ore di corsa ripensando e sognando tutto il possibile, dal vincere le olimpiadi a scalare le montagne.
La mia compagna Roberta mi prende in giro perché gli snocciolo tutti questi tempi e ritmi ma questa depravazione viene da lontano, da quando negli anni '80 ci allenavamo con un semplice cronometro senza intertempo e dovevamo tenere tutto a mente e calcolare ad ogni frazione di chilometro se la media era giusta o meno. Sono cresciuto facendo operazioni coi sessagesimali e lavorando in Rai con l'orologio ed il segnale orario mi sono sempre trovato bene a fare i conti al volo per far partire le pubblicità o altre cose.

Alla Maratona di Roma ho incontrato Orlando e abbiamo parlato di questo metodo di ripetute e mi ha consigliato di provare a fare anche degli scatti sui 50 metri in apnea per far sfruttare meglio l'ossigeno da parte dei polmoni. La tecnica prevede che l'allungo venga fatto in assenza di ossigeno e quindi prima di partire occorre far fuoriuscire tutto il fiato e partire in apnea senza ossigeno in corpo. Devo dire che all'inizio gira la testa ma poi si riesce a correre bene i 50 metri.
Mi pare che la mia respirazione stia funzionando meglio. vi aggiornerò più in là.

E domenica si torna a fare una garetta sui 10 km alla Cecchignola, ci vediamo lì e buona strada a tutti.

martedì 17 aprile 2018

Appia run - the final countdown






Le teste ondeggiano davanti a me mentre ci incamminiamo come seconda onda verso la partenza. Vedi le persone che fluttuano da destra verso sinistra e da sinistra verso destra, di solito ci si commuove all'arrivo della gara ma io lo faccio ora in questa partenza dell'Appia Run, ora che affronto i suoi impervi 13 km dopo qualche anno.
La musica è sparata dagli altoparlanti e ci fa tornare indietro di 30 anni quando gli Europe ci strillavano che era arrivato l'ultimo conto alla rovescia, quello verso l'ignoto e, forse, senza ritorno.
Le canotte colorate avanzano ed io mi chiedo il perché di questo conto alla rovescia finale. mica sarà l'ultima gara che faccio , mica sarà che mi sento male in gara anche perché mi sono attardato sotto al gazebo a mangiare due biscotti integrali ed ora mi ritrovo qui tra le teste ondeggianti senza orange attorno.




E dire che la mattinata era partita presto, col ducato orange giù dalle colline dei castelli romani, in allegria con l'autiere Giuseppe, Fausto, Oscar e poi Tonino e Massimiliano con Pierino , ero tornato dopo anni a far parte del gruppo dei monta e smonta gazebo. quelli che si caricano tutto e gli altri passano, corrono e ringraziano:"Ciao, grazie ed alla prossima".
It's the final countdown ci saluta sulla riga di partenza ed un fiume colorato si snoda verso l'Appia antica, cambia terreno più volte e le mie gambe patiscono, le cosce sono dure e non trovo mai il ritmo giusto; avranno ragione gli Europe a dire che questo viaggio su Venere è definitivo e non ci sarà il ritorno?

Ma nonostante i dolori corro bene, il fiato c'è e la voglia pure. Quando entriamo nel parco della Caffarella le gambe si sollevano, l'impatto più morbido col terreno allevia un poco il dolore e si iniziano ad intravedere delle canotte orange.




Al decimo chilometro finalmente acchiappo Oscar e gli dico di allungare ora sennò se arriviamo in pista assieme è un uomo fritto. Ma le gambe tornano dure e devo camminare due volte per venti metri in salita per farle respirare. Quella musica mi è rimasta nelle orecchie ed ormai mi risuona come un presagio che si sta avverando, ormai ho anche un sospetto e c'è un ulteriore prova da fare per scoprire l'arcano.

Arriviamo in pista col giudamento di arrivare insieme ma il buon Oscar parte ai 150 metri con non si sa quale sconsiderata scusa, io lo guardo sfilare via e penso che è ora di capire se il problema alle gambe di oggi è quello che penso.



 Mi devo impegnare per recuperare lo svantaggio ed imbucare il rettilineo finale lasciando di stucco il malcapitato che non aveva ascoltato il consiglio datogli al decimo chilometro. Bella sfida con Oscar, si scherza in spirito orange ma io ho una risposta seria da darmi.

Correndo lo sprint finale le gambe non mi fanno male, i muscoli laterali delle cosce lavorano di meno, si spinge di più con piedi e polpacci. Ecco la prova, inconfutabile, le scarpe sono arrivate, ormai scariche mi hanno abbandonato già dal primo chilometro ed ecco il misterioso final countdown: era per le scarpe e non per me.

Ritorno alle sempre amate Nike Pegasus e si ricomincia con 13 km in più nelle gambe, uno sprint vinto ed ancora più voglia addosso.



sabato 14 aprile 2018

Maratona di Roma 2018 ed il cerchio che si chiude





Intanto ringrazio per le oltre 600 visualizzazioni del post precedente, piano piano riesco a coinvolgervi nei miei racconti e la cosa mi fa molto piacere. Sabato scorso sono andato al Marathon Expò della Maratona di Roma ed ho incontrato con Roberta ed Oscar il signore che ha dato il nome a questo blog, ovvero Orlando Pizzolato; è sempre un piacere incontrarlo ed abbiamo chiacchierato su cento cose diverse. Il suo entusiasmo sulla corsa è sempre contagiosa e mi ha dato pure un consiglio su una metodica d'allenamento che dovrò sperimentare e poi vi racconterò.

L'Expò è sempre uno spettacolo di colori e voci di tante nazioni e regioni, fa piacere stare lì perché ci si sente parte di un qualcosa di molto grande. Si esce dal provincialismo che ogni giorno si vive e ci proietta in una dimensione più aperta, in un mondo che va oltre i confini e ti fa apprezzare le persone che si fanno migliaia di chilometri per correre una delle maratone più belle del mondo.





Quest'anno grazie alla mia amica Paola ho avuto l'onore di far parte dell'organizzazione, una cosa semplice ma molto gratificante: ho fatto il volontario lungo il percorso. Ci siamo ritrovati io , Paola, Mirella e Roberta a gestire un'incrocio poco prima del km 20. Insieme a noi c'erano due vigili che si occupavano del traffico locale e di una ragazza della protezione civile per i collegamenti con radio corsa.
Praticamente nel tratto di cinquecento metri di nostra competenza eravamo noi a controllare che la corsa avesse un buon andamento e così è stato. Abbiamo avuto un bel brivido quando ci siamo accorti che ad un certo punto il gruppo ci veniva incontro correndo sulla corsia centrale ed abbiamo dovuti farli distribuire sulle laterali perché al centro, stranamente, c'erano delle grosse buche che potevano creare pericoli.
Abbiamo avuto parole di incitamento per tutti e ci salutavano e ringraziavano in tante lingue diverse.
Chi fa la maratona gode sempre del mio massimo rispetto, lanciarsi per strada per fare oltre 40 chilometri è sempre un'impresa anche se tanti, ormai, ne fanno una a settimana. Vedi correre persone con evidenti problemi fisici ma che continuano lo stesso fino alla fine, li vedi così da anni e non capisci perché non smettono di farsi così male ma non capiresti manco il contrario.

E' stata una bella esperienza che ti fa venir voglia di correre, magari anche una maratona, chissà. Voglio impegnarmi nel diffondere la conoscenza sul diabete e come prevenirlo e contenerlo grazie alla corsa. Se avete suggerimenti fatemi sapere e troviamo un modo per fare qualcosa di interessante.







Queste righe le ho scritte mercoledì scorso e poi mi sono fermato perché mi mancava la chiusa, mi mancava un tassello e l'ho trovato ieri, cioè venerdì. Vado al lavoro ed il capo mi dirotta subito a Perugia per seguire una presentazione di un libro di Di Battista, l'ex esponente dei cinque stelle. 
Parto e arrivo a Perugia, entro nel parcheggio sotto la città ed un tuffo al cuore mi assale: nella vallata sottostante vedo una vecchia pista d'atletica che mi pare in disuso; la mente corre veloce al 1984 ed al Giro dell'Umbria che fece tappa proprio lì su quella pista. Un'emozione intensa rivedere dopo 34 anni quel luogo, quel posto dove ho corso assieme ad Orlando a debita distanza da me,scendo dalla macchina e leggo un messaggio di Ilaria, la moglie di Orlando, che mi dice che il mio post scorso intitolato "Non ti allontanare" le è piaciuto molto e lo pubblicherà sul blog di Orlando . Che grande piacere e che onore, ecco che si chiude il cerchio, in una settimana che mi riconcilia con la corsa ho visto Orlando, ho vissuto una maratona, ho rivisto un luogo perduto della corsa ed il mio blog torna a far parlare di sé.
Domani vado a correre l'Appia Run per divertimento, con gli amici orange e tutti gli altri.
Buona strada a tutti.

https://www.orlandopizzolato.com/it/2103-racconti-primo-piano.html











martedì 3 aprile 2018

Non ti allontanare.



La luce soffusa della lampada sulla scrivania mi offusca la vista e la mente, mi ritrovo in questa stanza rettangolare a rispondere a domande.
"Come si chiama?". "Cosa è successo?".
Domande normali ma che in questo giorno di Pasqua suonano strane. E dire che stava andando tutto bene, troppo bene. Mi ero alzato molto presto, alle 4 e 43 per l'esattezza ha suonato la sveglia, non la metto mai precisa.
Ho lavorato le mie otto ore e poi sono andato al laghetto di Tor di Quinto a correre, mi sono fatto questa foto e sono partito. Il prato era ancora bagnato dalla recente pioggia ma era pieno di tanta gente, di famiglie che giocavano col pallone, di mamme coi passeggini e di altri runner.
Io ho preferito uscire dal parco e salire sulla ciclabile che porta fino a Castel Giubileo. Avevo qualche presentimento, correre così a lungo dopo tanto tempo, in un posto solitario con questa glicemia ballerina. Qualcuno mi aveva detto di stare attento, di non allontanarmi e allora, ripensando a quella frase ho portato con me il cellulare attivando l'applicazione che mi conta i metri percorsi e fa vedere ai miei amici di facebook quale strada sto percorrendo.
La persona che mi sta davanti  mi sta ascoltando  con l'interesse di chi lo deve fare per mestiere e dovere, dentro di se magari sta pensando che vorrebbe essere con la famiglia a farsi la mangiata di Pasqua e non stare qui a sentire le sensazioni di questo corridore della domenica festiva.
Le gambe erano pesanti per via dell'ultimo allenamento e pure per l'asfalto duro di questa ciclabile che è bellissima per gli scorci sul Tevere che ti offre ma è bruttissima per la sua durezza.
Non sono il solo a correre, ci sono altre persone, c'è chi va in bicicletta, chi mi sorpassa e poi rallenta, chi mi incrocia e mi saluta. A parte le gambe il fiato sta bene, i chilometri passano accanto a tutta una serie di circoli sportivi fino all'ultimo che è un campo comunale di golf. Vorrei fare dieci chilometri e quindi vado avanti fino a farne cinque per poi tornare indietro.
Quando giri e torni indietro la strada ti corre sotto ai piedi in modo più veloce, a volte è vero ma è soprattutto una sensazione piacevole perché mentalmente sai chi ti stai riavvicinando al punto di partenza. Sulla strada del ritorno penso ad un progetto che vorrei portare a termine a metà ottobre, mancano sei mesi e mezzo e ci posso lavorare con tutta calma ma di questo me ne occuperò più in là.
Adesso c'è da portare a casa questo allenamento, c'è da oltrepassare la barriera dell'ora di corsa che non supero da agosto scorso, le gambe restano sempre tese e cerco di sollevarle usando i piedi e quel poco di forza che mi ritrovo negli addominali.
Eccomi ormai in prossimità del laghetto, ho già passato l'ora e i dieci chilometri, scendo sul prato e continuo fino ad arrivare ad undici chilometri e mi fermo, sono contento, stanco ma contento.
"Ecco signor Cacciato, mi vuole finalmente dire cosa le è successo?". Il signore davanti a me ormai si sta innervosendo, vuole sapere , mi ha già dedicato tanto tempo e la sua pazienza sta finendo.
Fisso il neon come a cercare luce nel ricordo e poi guardo in faccia l'uomo davanti a me.
"E poi son tornato alla macchina, ho aperto lo sportello ed ha cominciato a girarmi la testa, vedevo tutto confuso, come un puzzle appena disfatto non riuscivo a ricomporre quello che la memoria mi ricordava di aver lasciato prima della corsa dentro la macchina. La borsa che stava nel portabagagli era davanti, i pantaloni tolti per correre erano su un sedile, un libro era in terra e la macchinetta per fare la glicemia era su un altro sedile. Era un mondo in frantumi come il deflettore laterale destro, sfondato con chissà cosa. Era tutto in disordine ed era tutto lì tranne un oggetto , il centro gravitazionale di tutto questo caos:il mio portafoglio"
Ora il poliziotto di questo Commissariato di Ponte Milvio riesce finalmente a raccogliere i dati essenziali per stendere il verbale, per mettere per iscritto che tale coglione in tale giorno di Pasqua si allontanava dal proprio portafoglio contenente carta d'identità, patente, tessera sanitaria, tessera carrefour, tessera pewex, tesserino circolo rai e soprattutto carta di credito e bancomat per svolgere la sua corsetta terapeutica.

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Si saprà qualche ora dopo che mentre il suddetto coglione batteva record su record sulla ciclabile i ladri gli soffiavano circa 600 euro dalle sue carte prima di essere bloccate.
In quarantanni di corsa non mi era mai successo, c'è sempre una prima volta e spero l'ultima. Tanti mi hanno detto che non si lascia mai niente in macchina, ma chi corre sa che è un rischio continuo, che un cittadino di un vero paese civile non si deve preoccupare di nascondere sempre qualsiasi cosa, di aver sempre paura di essere derubato, offeso, violentato o chissà cosa ancora.
Quando ho messo questa foto su facebook avevo scritto come didascalia la frase:" Chi magna e chi core" ma dopo undici chilometri di corsa l'ho aggiornata in:"Chi magna, chi core e chi rubba.. li mortacci sua!"