martedì 3 aprile 2018

Non ti allontanare.



La luce soffusa della lampada sulla scrivania mi offusca la vista e la mente, mi ritrovo in questa stanza rettangolare a rispondere a domande.
"Come si chiama?". "Cosa è successo?".
Domande normali ma che in questo giorno di Pasqua suonano strane. E dire che stava andando tutto bene, troppo bene. Mi ero alzato molto presto, alle 4 e 43 per l'esattezza ha suonato la sveglia, non la metto mai precisa.
Ho lavorato le mie otto ore e poi sono andato al laghetto di Tor di Quinto a correre, mi sono fatto questa foto e sono partito. Il prato era ancora bagnato dalla recente pioggia ma era pieno di tanta gente, di famiglie che giocavano col pallone, di mamme coi passeggini e di altri runner.
Io ho preferito uscire dal parco e salire sulla ciclabile che porta fino a Castel Giubileo. Avevo qualche presentimento, correre così a lungo dopo tanto tempo, in un posto solitario con questa glicemia ballerina. Qualcuno mi aveva detto di stare attento, di non allontanarmi e allora, ripensando a quella frase ho portato con me il cellulare attivando l'applicazione che mi conta i metri percorsi e fa vedere ai miei amici di facebook quale strada sto percorrendo.
La persona che mi sta davanti  mi sta ascoltando  con l'interesse di chi lo deve fare per mestiere e dovere, dentro di se magari sta pensando che vorrebbe essere con la famiglia a farsi la mangiata di Pasqua e non stare qui a sentire le sensazioni di questo corridore della domenica festiva.
Le gambe erano pesanti per via dell'ultimo allenamento e pure per l'asfalto duro di questa ciclabile che è bellissima per gli scorci sul Tevere che ti offre ma è bruttissima per la sua durezza.
Non sono il solo a correre, ci sono altre persone, c'è chi va in bicicletta, chi mi sorpassa e poi rallenta, chi mi incrocia e mi saluta. A parte le gambe il fiato sta bene, i chilometri passano accanto a tutta una serie di circoli sportivi fino all'ultimo che è un campo comunale di golf. Vorrei fare dieci chilometri e quindi vado avanti fino a farne cinque per poi tornare indietro.
Quando giri e torni indietro la strada ti corre sotto ai piedi in modo più veloce, a volte è vero ma è soprattutto una sensazione piacevole perché mentalmente sai chi ti stai riavvicinando al punto di partenza. Sulla strada del ritorno penso ad un progetto che vorrei portare a termine a metà ottobre, mancano sei mesi e mezzo e ci posso lavorare con tutta calma ma di questo me ne occuperò più in là.
Adesso c'è da portare a casa questo allenamento, c'è da oltrepassare la barriera dell'ora di corsa che non supero da agosto scorso, le gambe restano sempre tese e cerco di sollevarle usando i piedi e quel poco di forza che mi ritrovo negli addominali.
Eccomi ormai in prossimità del laghetto, ho già passato l'ora e i dieci chilometri, scendo sul prato e continuo fino ad arrivare ad undici chilometri e mi fermo, sono contento, stanco ma contento.
"Ecco signor Cacciato, mi vuole finalmente dire cosa le è successo?". Il signore davanti a me ormai si sta innervosendo, vuole sapere , mi ha già dedicato tanto tempo e la sua pazienza sta finendo.
Fisso il neon come a cercare luce nel ricordo e poi guardo in faccia l'uomo davanti a me.
"E poi son tornato alla macchina, ho aperto lo sportello ed ha cominciato a girarmi la testa, vedevo tutto confuso, come un puzzle appena disfatto non riuscivo a ricomporre quello che la memoria mi ricordava di aver lasciato prima della corsa dentro la macchina. La borsa che stava nel portabagagli era davanti, i pantaloni tolti per correre erano su un sedile, un libro era in terra e la macchinetta per fare la glicemia era su un altro sedile. Era un mondo in frantumi come il deflettore laterale destro, sfondato con chissà cosa. Era tutto in disordine ed era tutto lì tranne un oggetto , il centro gravitazionale di tutto questo caos:il mio portafoglio"
Ora il poliziotto di questo Commissariato di Ponte Milvio riesce finalmente a raccogliere i dati essenziali per stendere il verbale, per mettere per iscritto che tale coglione in tale giorno di Pasqua si allontanava dal proprio portafoglio contenente carta d'identità, patente, tessera sanitaria, tessera carrefour, tessera pewex, tesserino circolo rai e soprattutto carta di credito e bancomat per svolgere la sua corsetta terapeutica.

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Si saprà qualche ora dopo che mentre il suddetto coglione batteva record su record sulla ciclabile i ladri gli soffiavano circa 600 euro dalle sue carte prima di essere bloccate.
In quarantanni di corsa non mi era mai successo, c'è sempre una prima volta e spero l'ultima. Tanti mi hanno detto che non si lascia mai niente in macchina, ma chi corre sa che è un rischio continuo, che un cittadino di un vero paese civile non si deve preoccupare di nascondere sempre qualsiasi cosa, di aver sempre paura di essere derubato, offeso, violentato o chissà cosa ancora.
Quando ho messo questa foto su facebook avevo scritto come didascalia la frase:" Chi magna e chi core" ma dopo undici chilometri di corsa l'ho aggiornata in:"Chi magna, chi core e chi rubba.. li mortacci sua!"

4 commenti:

Ezio ha detto...

te sei salvato a tor vergata... e hai fatto felice un figlio di zoccola di Roma Nord....

Karim ha detto...

Mi ricordo come mi sentii quando mi rubarono l'autoradio (30 anni fa!)... una rabbia che a pensarci ancora mi sale il sangue alla testa! Complimenti per l'ora di corsa comunque!

Oscar Fernandez ha detto...

Well written. Thank you for sharing your thoughts

Clipping Path Service ha detto...

Thank you so much for the detailed article